Roma, nella giunta di Gualtieri poco coraggio: resiste il ‘modello Pd’ che avevamo paventato

(Dal Blog ilfattoquotidiano.it 4 novembre 2021) Il nuovo sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri ha presentato nei giorni scorsi la nuova Giunta, con poche sorprese rispetto alle voci riportate da giorni sui quotidiani e a quel “modello Pd” che avevamo paventato: oltre al criterio (giusto) di metà donne e metà uomini, si è insistito su quello di “metà tecnici e metà politici”, ma a a guardare percorsi e biografie sono molti di più i politici che i tecnici.

Tra i “tecnici” si può annoverare Silvia Scozzese, consigliera della Corte dei Conti, già assessore al Bilancio con Ignazio Marino e già commissario straordinario del debito pregresso di Roma, nominata anche vicesindaco; Ornella Segnalini, dirigente del Ministero delle infrastrutture a cui è assegnato l’assessorato ai Lavori Pubblici e alle Infrastrutture; Monica Lucarelli, capolista della civica di Gualtieri, imprenditrice già impegnata nei rapporti con forze produttive di vari livelli, con esperienza nello staff per le Olimpiadi poi abolite da Raggi, a cui vanno le Attività Produttive e Pari Opportunità.

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Gualtieri, quale giunta per Roma? Tre criteri per scegliere assessori competenti e non pedine

(dal Blog di Ilfattoquotidiano 2 novembre 2021)

di Anna Maria Bianchi

Giovedì 4 novembre si riunirà la nuova Assemblea Capitolina e finalmente si conosceranno i nomi dei componenti della Giunta del neo sindaco di Roma Roberto Gualtieri, cioè gli assessori e le assessore che ha scelto per amministrare la Capitale per i prossimi 5 anni. In questi giorni siamo stati sottoposti a un tourbillon di ipotesi, non si sa quanto attendibili, lanciate a piene mani dai commentatori politici, ma forse almeno noi cittadini anziché correre dietro al totonomi dovremmo considerare meglio i criteri di scelta che si danno da sempre per scontati, ma che invece meritano una riflessione, anzi tre.

Uno: perché nei commenti si ipotizza quasi un obbligo, da parte del sindaco, di nominare qualcuno che sia stato eletto con molti voti? Il più alto numero di preferenze raccolte dai candidati consiglieri della coalizione vincente del centrosinistra spazia dai 7.000 ai 3.800 voti su un totale di 1.151.950 votanti (e di 2.359.248 di aventi diritto al voto). Giusto valorizzare chi ha visto premiare il suo impegno da un forte consenso, ma forse per scegliere un/a assessore/a si dovrebbero valutare le competenze e le esperienze per un preciso assessorato.

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A Roma la Raggi tenta il bis. Ma prima del merito voglio parlare del metodo

(Dal blog di Anna Maria Bianchi 11 agosto 2020)

La sindaca Raggi si candida per il bis. Non è una mossa a sorpresa, visto che le grandi manovre della sua ricandidatura per le elezioni del 2021 erano state ampiamente annunciate dalle numerose sponsorizzazioni incassate nei mesi scorsi dai big del M5S, dal capo politico Vito Crimi, all’ex leader Di Maio, all’outsider Di Battista, fino al – pare – padre spirituale del MoVimento Beppe Grillo.

Ci sarà tempo per fare un bilancio dei suoi 4 anni e passa di consigliatura e vedere se i risultati raggiunti giustificano l’ambizione. Ma prima del merito – Raggi è stata una buona sindaca? – voglio parlare del metodo: è così che ci si candida in un Movimento che fino a qualche tempo fa si contrapponeva ai partiti tradizionali come portatore di una vera democrazia “dal basso”, con eletti definiti “portavoce dei cittadini” e con un orizzonte di governo che voleva essere un distillato di rispetto delle regole, trasparenza e democrazia diretta?

Il punto riguarda il limite dei due mandati, che oltre ad essere ancora vigente per Statuto, Regolamento e Codice etico del M5S, è anche un pilastro dell’identità pentastellata. Io personalmente trovo autolesionista per un Movimento che ha portato in Parlamento e nelle amministrazioni locali molte persone comuni, con scarsa o nessuna esperienza istituzionale, rimandare a casa dopo pochi anni chi magari ha lavorato bene, ma penso che il principio ispiratore sia giusto: evitare che la politica diventi una carriera, con il conseguente esercizio di potere lontano dalle iniziali “spinte propulsive”.

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Il museo del fascismo non si farà, al M5s romano dico: la storia va raccontata, ma non col ‘fai da te

(da il blog di Anna Maria Bianchi su Ilfattoquotidiano.it 4 agosto 2020)

Le polemiche seguite alla proposta di istituire a Roma un “Museo del Fascismo”, in una mozione poi ritirata dalla stessa promotrice, la consigliera pentastellata Gemma Guerrini, hanno riacceso il dibattito sulle ambiguità del M5S rispetto al fascismo.

Va detto che la sindaca Virginia Raggi ha sempre dichiarato il suo antifascismo, continuando la tradizione dei “Viaggi della Memoria”, battendosi contro l’occupazione abusiva del movimento di estrema destra Casapound – subendo per questo minacce e intimidazioni -, sostituendo l’intitolazione di 3 strade romane che portavano il nome di firmatari del Manifesto della razza, con altrettanti scienziati che si rifiutarono di sottoscriverlo.

Un’iniziativa approvata dalla maggioranza pentastellata capitolina, che tuttavia, solo pochi mesi prima, in concomitanza con il cinquantesimo anniversario delle leggi razziali, aveva votato una mozione di Fratelli d’Italia per la dedica di una strada a Giorgio Almirante, che aveva fatto parte della redazione della rivista La difesa della razza, anche se in seguito il M5S aveva fatto marcia indietro approvando una mozione che escludeva dediche toponomastiche a fautori del fascismo o del razzismo.

Allora avevo commentato che la vicenda “più che rivelare connotazioni ideologiche dei consiglieri capitolini M5S – sull’antifascismo in verità non sempre chiare – ha mostrato un certo deficit di conoscenza e di memoria”. E io credo che anche questa vicenda faccia emergere tutti i limiti di una classe politica che non ha un patrimonio di valori condivisi, ma che in molti casi “naviga a vista”, spesso in ordine sparso, e che insieme a una “politica nuova” ha la pretesa – la presunzione – di inventare proposte azzerando tutto il passato, come se non ci fosse gente che ha vissuto, elaborato, tentato, lottato, costruito, prima dell’era pentastellata.
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Le Primarie a Roma sono solo l’inizio

Le primarie, a Roma,  riguardano molto di più della scelta di un candidato Sindaco. Sono uno spartiacque, un sentiero che si biforca e che porta a due identità, prospettive e compagni di strada molto diversi, anzi, opposti.

Le primarie a Roma sono l’ultimo treno di un centro sinistra e di un partito – il Partito Democratico – che da anni ha perso il contatto con quella che una volta si definiva “base” e che oggi è il suo elettorato. Il suo “zoccolo duro” si è assottigliato come il permafrost e  soprattutto ha cambiato natura, con  votanti che provengono essenzialmente dalle classi più agiate; i suoi interlocutori, che dovrebbero essere i giovani, le donne, i lavoratori, i disoccupati, i cittadini delle zone più periferiche, sono diventati principalmente le cosiddette “forze produttive” e le tante categorie con i loro particolari interessi; il suo orizzonte, archiviata come utopia l’ambizione a un mondo migliore, si è per lo più  dissolto nella mera gestione di poteri e nell’infinita proroga dello “status quo”; la sua scarsa linfa vitale si sta esauendo nell’estenuante contendere dei suoi moti interni. Un pallido simulacro del passato, che gli slogan e i riti non riescono più a vivificare. Ma tutto questo l’ho già detto.

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Roma, ci sono tante città parallele: le loro sorti si giocano sul conflitto

(dal Blog di Anna Maria Bianchi su  Ilfattoquotidiano.it 25 luglio 2020)

Come si valuta un buon sindaco, una città ben amministrata? Molti pensano alla città come “non dovrebbe essere”, altri alla città che vorrebbero. Ognuno vede città diverse, che spesso convivono nello stesso spazio senza incontrarsi, come nei film di fantascienza.

La prima è la città terra terra, quella dei rifiuti, delle buche, dei trasporti che non funzionano. Tanti giudicano l’Amministrazione in base alla qualità (o alle carenze) dei servizi. Aspetti che toccano direttamente il benessere delle persone, importanti anche per “l’immagine di sé” del cittadino, che, se si specchia in un luogo del vivere “non decoroso”, si sente svalutato quanto il quartiere e la città che lo circondano.

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Comunali Roma, a un anno dal voto si profila un déjà vu: candidati calati dall’alto, cittadini disillusi

(Dal blog di Anna Maria Bianchi del Fattoquotidiano.it 4 luglio 2020)

Manca meno di un anno alle prossime elezioni comunali di Roma e già si profila la serie di déjà vu che comprende l’”ascolto dei cittadini”, i “tavoli con i comitati”, le “iniziative sui territori”, compresi quelli dove da tempo nessuno mette piede. E un programma elettorale per lo più copiato e incollato da quelli delle elezioni precedenti, fatto di “mobilità sostenibile”, “rigenerazione urbana”, “rilancio delle periferie” ecc.

Molti cittadini ci cascano ancora e si presentano speranzosi ai candidati con la lista di vertenze e proposte, anche questa ricopiata da innumerevoli tornate elettorali. Ma la stragrande maggioranza dei romani è sempre più lontana dalla politica – nel senso sia di “classe politica” che di “impegno per migliorare” – e, se va a votare, spesso sceglie senza sapere chi sia il candidato e cosa proponga concretamente il partito.
Partiti che continuano a promettere il “cambiamento” in una città che ne ha viste di tutti i colori, non solo politici. Decenni di problemi strutturali mai risolti e di progetti interrotti; un concentrato di potentati e categorie di ogni genere capaci di piegare ogni buona intenzione ai propri interessi; avvicendamenti di partiti e movimenti che finiscono con il “tirare a campare”, più impegnati a gestire il consenso che a governare (o a fare opposizione).

E Pd e M5S, due forze politiche che si collocano “dalla parte dei cittadini”, pur nella notevole diversità, sono assai simili nel non aver saputo costruire un autentico dibattito con la comunità cittadina.

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Sindaci e sondaggi, ma il futuro di Roma deve passare dalle primarie

La testata termometro politico ha lanciato un sondaggio on line con una serie di nomi di  possibili candidati Sindaco*. Ho compilato il questionario,  anche se penso che sul  tema servano delle riflessioni assai più complesse, che riguardano un’intera classe politica. Mai come adesso bisognerebbe stare alla larga dalle sirene dei candidati famosi, che troppo spesso parlano in un modo e agiscono in un altro. Io voglio “vedere le carte”, cosa hanno fatto e fanno, come hanno governato e governano, non mi accontento delle facce e delle performances nei talk show. Si continuano a proporre caroselli di candidature come se si trattasse di eleggere Miss Italia e non chi dovrà gestire una città con problemi sempre più drammatici, da tempo in totale decadenza. Una città che può essere riscattata solo da aria nuova, civica, quella dei cittadini che si sono impegnati per i loro territori, e, soprattutto in questa emergenza, per gli ultimi. E anche da quegli amministratori che hanno dimostrato con i fatti cosa pensano e cosa sanno fare.
Da donna di sinistra sogno un fronte il più ampio possibile, che possa anche rispecchiare l’alleanza di governo, con pezzi di più partiti, ma soprattutto con un candidato che pensi più alle persone che alla comunicazione, più al futuro della città che a quello di se stesso o del proprio partito.